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a cura dell’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale







Massimo Caprara
(1922-2009)




È morto ieri, 16 giugno 2009, a Milano, all’ospedale Fatebenefratelli dov’era ricoverato da alcuni giorni, Massimo Caprara. Aveva 87 anni, essendo nato a Napoli nel 1922.

Era stato il segretario particolare di Palmiro Togliatti, dal 1944, quando «il Migliore» ritornò in Italia dall’Unione Sovietica, e accanto al capo del Partito Comunista Italiano (PCI) trascorse vent’anni, venendo cooptato nel Comitato Centrale e dirigendo la federazione napoletana del partito. Nel 1953 è eletto deputato al Parlamento, dove rimarrà per quattro legislature, guidando anche il gruppo del partito.

Con lui muore un testimone importante del XX secolo e dei tanti intrecci e conflitti ideologici che lo hanno attraversato.

Dopo essere stato sindaco di Portici (Napoli) negli anni Cinquanta, fu redattore-capo di Rinascita, la rivista teorico-politica del PCI, e collaboratore delle principali testate dell’area di sinistra.

Nel 1969, dopo aver manifestato il suo dissenso per la copertura data dal PCI all’invasione sovietica della Cecoslovacchia dell’agosto dell’anno precedente, viene radiato dal Pci e diviene uno dei fondatori del gruppo di intellettuali comunisti «eretici» adunatosi intorno alla rivista — poi quotidiano — il manifesto. Ma questo suo approdo non sarà sufficiente a fermare il suo processo di ripensamento della storia e del nefasto ruolo del comunismo continuerà. Dopo la contestazione da sinistra del comunismo sovietico burocratico e grigio, attraversa una fase liberale che lo vede giornalista de l’Espresso e de il Mondo e che gli permette di riconquistare la nozione del valore della libertà.

Il suo allontanamento dalle ideologie è graduale e costante, ma inesorabile: alla fine abbandonerà ogni prospettiva ideologica per arrivare alla professione limpida e sincera della fede cattolica.

Come dirà nell’intervista autobiografica a Roberto Fontolan, egli segue con attenzione la vita culturale e politica italiana a 360 gradi, e incontra così anche diverse esperienze associate di fede: negli anni Ottanta incontra militanti di Alleanza Cattolica, quindi sacerdoti e membri dell’Opus Dei. Si imbatte quindi gli scritti di don Luigi Giussani, che lo attirano, anche se non conoscerà mai personalmente il fondatore di Comunione e Liberazione (CL). Partecipa al Meeting di Rimini e si affeziona profondamente al «mondo di CL».

Il suo percorso è significativo ed esemplare, perché testimonia come sia possibile, anche a un intellettuale di rango, uscire dalla gabbia ideologica e «ritornare al reale». Dell’ideologia dirà «[…] ideologia è contrario della realtà, contrario del Vero, suo pregiudizio, sua contrapposizione, suo non pensare. Nell’ideologia ogni passaggio è scontato. Essa è incurante dell’evidenza, è tempo senza tempo, incapacità di cercare il Vero, di riconoscerlo, di volerlo, di amarlo, ma capace solo di esecrarlo e negarlo. […] Essa è irreale, non perché non avvenga, ma perché replica se stessa, si ripete senza imprevisti, senza stupore, ma con orrore cieco. Non attende né riconosce alcun Annuncio, o Incontro o Attesa. Produce solo subordinazione e passività, perché tutto è già avvenuto o deterministicamente avverrà. Ideologia è in lotta perenne contro Ideale. Ideale e Ideologia sono infatti in lotta irrimediabile tra loro come Amicizia è il contrario di Solitudine. L’uno, cioè l’Ideale, è destinato a crescere, a procedere: chiede futuro. L’altra, l’Ideologia, ristagna, si avvita, uccide spiritualmente» (intervista a Tempi, n. 51, 19-12-2002).

Finalmente «aggredito dalla realtà», incontra il Signore Gesù anche nella preghiera, con particolare predilezione per la stessa preghiera che recitava sua madre — così mi disse vedendomi recitare il rosario durante un giro di conferenze in Sicilia.

Negli anni Novanta conosce come una rinascita, una seconda giovinezza, tanto è l’entusiasmo e la voglia di partecipare che lo portano in giro per l’Italia a raccontare che cosa è stato il comunismo e come il PCI leggeva e tentava di orientare la storia italiana. Particolarmente importante è il suo giudizio, nato dall’esperienza diretta, sul campo, delle elezioni del 18 aprile 1948, che secondo lui — e secondo il vertice comunista — non furono vinte tanto da Alcide De Gasperi e dalla Democrazia Cristiana, quanto dalla mobilitazione dei Comitati Civici guidati da Luigi Gedda. Lo racconta, in un intervento molto apprezzato, nel 1998, a Milano, nel corso di un convegno promosso da Alleanza Cattolica nel 50° anniversario del 18 aprile.

Fino al 1997 è consigliere comunale a Napoli; scrive diverse opere, collabora a il Giornale, conosce la rivista di apologetica cattolica il Timone, se ne entusiasma e ne diventa un assiduo collaboratore. Soprattutto continua ad aiutare il prossimo a comprendere più profondamente la politica, con le sue riflessioni sulla storia italiana, attraverso scritti e conferenze, testimonianze e conversazioni anche con pochi intimi, nella sua bella casa milanese. «Non mi assolvo» per quello che sono stato, è il consueto incipit delle sue conferenze, ma proprio per questo «non posso e non voglio tacere, sento il dovere di comunicare quello ho imparato sbagliando».

Poi si ammala e lentamente si avvicina all’incontro definitivo con il Signore che lo aveva aspettato per dargli, nella fase avanzata della sua vita, quell’entusiasmo che seppe costantemente dimostrare e con cui amo ricordarlo.

Marco Invernizzi

Fra le sue opere ricordo anzitutto la sua autobiografia, scritta con Roberto Fontolan, Riscoprirsi uomo. Storia di una coscienza, Marietti 1820, Genova-Milano 2004; quindi: L’inchiostro verde di Togliatti, Simonelli, Milano 1996; Togliatti il Comintern e il gatto selvatico, Bietti, Milano 1999; Paesaggi con figure, Togliatti, Malaparte, De Luca, Amendola, Nenni, Che Guevara, Lauro, Gramsci, Stalin, Slansky, Moro e Berlinguer, Jotti, con un’appendice storica di Ugo Finetti, Ares, Milano 2000; Quando le Botteghe erano Oscure, il Saggiatore, Milano 2000; Gramsci e i suoi carcerieri, con un saggio di Yaroslav Leontiev, Ares, Milano 2001; Il Novecento e l’ideologia, incontro con Massimo Caprara, Itaca, Castel Bolognese (Bologna) 2002; Togliatti. Ritratto da vicino, con una Nota biografica di Gianni Mereghetti, Itaca, Castel Bolognese (Bologna) 2003.

In memoriam


prof. Sandro Petrucci

dott. Marzio Tremaglia

dott. Giovanni Ruffo

Massimo Caprara

prof. Marta Sordi

prof.Luigi Prosdocimi

dott. Enzo Peserico

prof. Alessandro Massobrio

on. avv.
Silvio Vitale

prof. Marco Tangheroni

dr. Sandro Totti

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GIANCARLO CERRELLI e MARCO INVERNIZZI
La famiglia in Italia dal divorzio al gender,

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Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d'America,

a cura di Maurizio Brunetti, con un invito alla lettura di Marco Respinti,
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invito alla lettura di don Luigi Negri,
prefazione di Marco Invernizzi,
a cura dell'Istituto Storico dell'Insorgenza e per l'Identità Nazionale,
3a ristampa,
D'Ettoris,
Crotone 2010,
224 pp., con ill., € 18,00.





ROBERTO MARCHESINI,
Il paese più straziato. Disturbi psichici dei soldati italiani della Prima Guerra Mondiale,

prefazione di Oscar Sanguinetti,
presentazione di Ermanno Pavesi,
D'Ettoris,
Crotone 2011,
152 pp., € 15,90.





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