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a cura dell’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale


MEMORANDA
24 febbraio 2018  



La storia, fonte di realismo


N on è possibile, nell’ora presente, capire qualcosa degli avvenimenti, sfuggire al disorientamento degli spiriti, evitare l’imprudenza nell’agire, giocare un ruolo utile nella politica o nella società e persino essere semplicemente un uomo colto, un «anti-barbaro», senza solide conoscenze di storia e soprattutto senza avere il gusto della storia, perché bisogna avere il gusto della storia come si ha quello della poesia o dell’arte.
Ma bisogna davvero cogliere questa verità elementare, questa seconda evidenza: la storia non è affatto il passato. Il passato non è che una parte della storia: quella che vediamo nel tempo quando volgiamo il nostro sguardo all’indietro. Ora, la storia non è nel tempo, che è una misura artificiale, inventata dall’uomo per avere dei punti di vista: essa è una forza che viene dalle origini, che trascina il passato su di noi e che ci porta con esso nell’avvenire. Noi la facciamo, ma essa ci ha già fatti come siamo. Ecco perché il passato è sempre vivo, sempre presente, ci condiziona sempre. È come quegli alberi nell’ora in cui il sole si corica, quegli alberi che noi abbiamo lasciato indietro, ma le cui ombre passano sopra le nostre teste e ci precedono sul cammino.
La grande utilità della storia è quella di correggere senza posa le nostre tendenze verso l’illusione e l’astrazione. Essa è l’antidoto all’ottimismo pigro e alle ideologie sterili. Essa mette sulla bilancia il contrappeso del reale. Essa c’insegna che fra le teorie più giuste, generose e seducenti e la loro applicazione nella vita sociale deve necessariamente inserirsi la lezione dell’esperienza. Cosa particolarmente necessaria negli ambienti dove si tenderebbe a risolvere tutto con il ragionamento e con la metafisica. Ecco perché san Tommaso d’Aquino, nel suo trattato sulla prudenza, dichiara che non si può prevedere l’avvenire se non attraverso la conoscenza del presente e soprattutto del passato e fa quindi delle conoscenze storiche un elemento di quella prudenza politica indispensabile all’uomo di Stato. Il nostro grande storico svizzero, Jean de Müller non diceva forse che «Per me la storia è un magazzino di esperienze a uso della politica»?
L’oblio, il disprezzo della storia, andrebbe considerato come uno dei più gravi fenomeni degenerativi e di barbarie. In effetti, il fenomeno non cesserebbe di essere per la società quello che è la perdita della memoria per l’individuo. Ma se l’uomo perde la memoria prenderà come guida solo i suoi istinti.

Gonzague de Reynold
[Cercles concentriques. Etudes et morceaux sur la Suisse, Les Editions du Chandeleir, Bienne 1943, pp. 182-183]



  24 febbraio 2018
GRANDE GUERRA



Grande Guerra e Rivoluzione


In chiusura di centenario della Prima Guerra Mondiale (1914-1918) offriamo un utile sussidio didattico basato su diapositive Powerpoint a colori, che illustra il rapporto fra conflitto mondiale e processo rivoluzionario, mettendo in luce il fatto che la guerra allo stesso tempo è prodotto della Rivoluzione moderna e catalizzatore e acceleratrice di Rivoluzione.
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LETTURE
24 febbraio 2018  



Nell’immagine, la locandina del film Porzûs, del 1997,
che rievoca la vicenda dei 17 partigiani “bianchi”
uccisi dai partigiani comunisti filo-iugoslavi
a Malga Porzûs (comune di Faedis, udine) in Friuli,
fra il 7 e il 18 febbraio 1945
Veleno


Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo breve racconto storico controcorrente — il periodo scelto è quello 'resistenziale' — del professor Gianni Fochi.
Gianni Fochi, pisano, già ufficiale degli Alpini, è stato docente di Chimica all’Università di Pisa e di Termodinamica alla Scuola Normale Superiore di Pisa e ha sempre coltivato il gusto per la divulgazione scientifica, per la letteratura e per la scrittura, da saggista e da giornalista.
Le cronache nazionali si sono occupate di lui, ovviamente non per la sua intensa e pregevole attività scientifica, ma per accusarlo di omofobia. Questo perché, il 6 febbraio 2017, intervenendo all’incontro «La nuova frontiera dei diritti» organizzato dalla Scuola Normale Superiore di Pisa, si è rivolto in pubblico a Maria Elena Boschi, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dicendo — lo riferisce, intervistando Fochi, il Foglio quotidiano del 9-2-2017 —: «A me sembra che lei abbia equiparato il concetto di diritto a quello di desiderio anche per i desideri più distorti come le unioni omosessuali. Penso che Dante la metterebbe insieme con Semiramide che «libito fe’ licito in sua legge». Io la invito piuttosto a battersi per i diritti degli esseri umani nascituri che non hanno diritto alla vita. Da quando è stata introdotta la legge 194 oltre 6 milioni sono stati ammazzati».
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  23 giugno 2017
IN MEMORIAM



In memoriam

Sandro Petrucci (1959-2017)


L’8 giugno scorso è improvvisamente e prematuramente mancato il prof. Sandro Petrucci, di Macerata, insigne storico, appassionato docente e corrispondente del nostro Istituto per le Marche. Oscar Sanguinetti ne ricorda brevemente la figura di studioso e di uomo di fede.
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ARTICOLI
23 giugno 2017  



Opposizione popolare, insorgenza e brigantaggio nell’Italia napoleonica


Ricordiamo il prof. Sandro Petrucci riproponendo con qualche lieve ritocco il profilo dell’Insorgenza italiana da lui preparato per un convegno sul regno italico di Napoleone nel 2005 e apparso nel 2008 negli atti relativi, pubblicati dagli Annali di Storia Moderna e Contemporanea dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La brevità, conciliata con una ampiezza di visuale e di profondità non comune, della sintesi rende il saggio assai utile per una introduzione al fenomeno delle insorgenze contro-rivoluzionarie nel periodo napoleonico.
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  23 giugno 2017
SUSSIDI



Quattro lezioni di Storia


Ricordiamo ancora il prof. Sandro Petrucci riproponendo, nella sezione “Sussidi didattici” del sito Storia&Identità, senza ritocchi quattro presentazioni e schemi di lezioni in aula da lui redatte fra il 2010 e il 2015. La prima è relativa alla vexata quaestio delle Crociate; la seconda prende a spunto la storia, non del tutto nobile, del tricolore italiano per una rilettura critica dell’intera pagina risorgimentale; la terza verte sulla spedizione garibaldina in Sicilia del 1860; infine, la quarta ha come oggetto l’assassinio di Sarajevo del 28 giugno 1914 e lo scoppio della Grande Guerra. Si tratta di testi semplificati ma di efficacia didattica, frutto di studi tutt’altro che banali.
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  3 luglio 2017
ARTICOLI



Federico Sesia

La persecuzione religiosa degli anni 1930 nel Veracruz


Un contributo di Federico Sesia sulla persecuzione contro i cattolici avvenuta nello Stato di Veracruz, sull’Atlantico, in Messico, all’indomani della guerra dei cristeros, a testimonianza che gli arreglos del 1929 non chiusero affatto la questione religiosa messicana.
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ARTICOLI
3 luglio 2017  



Federico Sesia

Jesús Degollado Guízar, profilo dell’ultimo generale cristero


Un breve profilo della vita di Jesús Degollado Guízar, dirigente del movimento cristero ed erede del comando supremo dell’Ejercito Libertador dopo la morte del generale Enrique Gorostieta Velarde: toccherà a lui il drammatico compito di smobilitare le truppe cristere dopo gli arreglos del 1929, esponendole alle vendette dei federali.
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  18 febbraio 2017
ARTICOLI



Federico Sesia

Dio e Cesare. Stato e Chiesa in Messico nel XIX secolo


In questo scritto del giovane studioso Federico Sesia vengono descritte le premesse del conflitto religioso degli anni 1920 in Messico, da cui nacque la guerra dei Cristeros.
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ARTICOLI
6 febbraio 2017  



Federico Sesia

Le opposizioni alla riforma liturgica del 1969


Federico Sesia propone un breve profilo della vicenda della riforma della liturgia cattolica latina, culminata nella nuova edizione del Messale Romano del 1969, e delle opposzioni intra-ecclesiali che la riforma ha suscitato.
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  6 gennaio 2017
ARTICOLI



Oscar Sanguinetti

José Sánchez del Río: martire dei Cristeros e della libertà religiosa


La vicenda religiosa e spirituale del giovane messicano di recente canonizzato da Papa Francesco si inserisce e si motiva all’interno della pagina di storia del Messico e della Chiesa che è passata alla storia come “Cristiada” o rivolta dei cristeros. Riproponiamo qui i lineamenti di entrambe, alla luce della storiografia e di testimonianze di prima mano emerse di recente.
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ARTICOLI
6 gennaio 2017  



Federico Sesia

“Cristeros” pagani. Il caso Tepehuánes del Durango


Federico Sesia narra la vicenda di una componente etnico-religiosa particolare dell’insorgenza dei cristeros messicani del 1926-1945: come accadrà quasi cinquant’anni dopo in Indocina con i montagnard e le altre etnie coinvolta nel conflitto civile, mentre la gran parte degli insorti contro il governo iperlaicista di Plutarco Elias Calles e dei suoi successori immediati è formata da cattolici che si ribellano perché il governo ha espropriato e chiuso le chiese, in alcune aree etnie non cristiane insorgono anch’esse per difendere le proprie libertà di villaggio e il proprio culto pre-colombiano che il regime vuole cancellare.
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  7 ottobre 2016
ARTICOLI



Federico Sesia

Breve storia della Legione Spagnola


Anche la monarchia spagnola, come la Francia, ha avuto le sue truppe legionarie. Federico Sesia propone un breve profilo delle vicende del Tercio legionario, dalla fondazione alle ultime gesta contro il Fronte Polisario in Marocco negli anni 1970.
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ARTICOLI
7 ottobre 2016  



Federico Sesia

La violenza politica nell'Empordá durante e dopo la Guerra Civile spagnola


Federico Sesia narra in breve la storia della violenza politica in una ristretta area del Paese catalano negli anni della guerra civile fra nazionalisti insorti e milizie irregolari al servizio della la Repubblica «rossa» instauratasi nel 1931. La sorte di una popolazione schiacciata fra lotte all’ultimo sangue fra partiti politici e le repressioni anticomunista e anticlericale dei filo-repubblicani — prima e durante il conflitto — e la vendetta dei nazionalisti dopo la vittoria franchista del 1939.
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  7 maggio 2016
INTERVISTE



Federico Sesia

Una conversazione con Stanley George Payne sulla guerra civile spagnola


Stanley George Payne, nato a Denton (Texas) nel 1934, è uno dei più importanti storici ispanisti viventi. Docente di storia presso l’Università del Wisconsin, membro della American Academy of Arts and Science e accademico presso la Real Academia Española de la Historia, la sua opera è molto vasta e riguarda la Guerra Civile Spagnola (1936-1939), il franchismo, la Falange spagnola e il fascismo europeo. Noto in Spagna per avere preso le difese dello storico Pío Moa nella controversia inerente le sue opere, nel 2009 è stato insignito del titolo di cavaliere dell’Ordine di Isabella la Cattolica.
In italiano di lui, cfr. Il fascismo. Origini, storia e declino delle dittature che si sono imposte tra le due guerre, Newton Compton, Roma 2010.

[vai all'intervista in italiano]
[vai all'intervista in lingua originale inglese]


EDITORIALE
21 marzo 2016  



2016-2021: un periodo di grandi ricorrenze storiche


«V i sono, nella storia dei popoli, date emblematiche, che ricordano le gesta di questa o di quella generazione, ma soprattutto, per chi sappia capirle, richiamano scelte significative e cariche di conseguenze, che i ritmi temporali, nelle ricorrenze, ripropongono non solo come memorie ma anche come virtualità storiche, offrono cioè di nuovo come esempi e come possibilità. Queste date, nelle orbite percorse dal loro puntuale ricorrere, si dispongono talora in modo enigmatico, e fatti lontani nel tempo si sfiorano, si affiancano, si scontrano perfino, vanno cioè a comporre fuggevoli figure, brevemente illuminate, che richiamano o ancora più spesso suggeriscono coincidenze, conferme o alternative. Le ricorrenze richiamano dunque puntualità temporali e strettoie storiche, ma hanno anche il potere di staccare i fatti dalle profondità del passato, e di ripresentare, di fare cioè di nuovo presenti, decisioni antiche, affinché un'altra generazione le neghi o le confermi, anzi, le rinneghi o le riconfermi. E la storia ritorna a essere semplicemente tempo, ancella della Provvidenza e della libertà dell'uomo nel loro dialogo immemoriale, e perde usurpati caratteri divini».
Così scriveva nel 1970, con riferimento al quarto centenario della battaglia di Lepanto e al centenario della Breccia di Porta Pia che venivano in quell’anno a sovrapporsi, Giovanni Cantoni, introducendo — sono proprio le righe di esordio — la terza edizione italiana di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, scritto circa dieci anni prima dal pensatore brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995).
Le sue considerazioni credo valgano, a maggior ragione, per questo periodo a cavallo fra i primi due decenni del terzo millennio cristiano. Anzi, se allora si trattò di due eventi-chiave nella storia dell’Occidente e dell’Italia in particolare, gli anni fra i Dieci e i Venti del 2000 saranno fitti di un numero inverosimile di anniversari di «svolte» epocali, di snodi di capitale importanza, di fatti eclatanti, certamente di diverso rilievo, ma tutti assolutamente degni di nota. Lo storico che abbia nitida la sua missione di custode della memoria pubblica e sia consapevole del ruolo che la storia svolge nella vita e nel futuro della collettività, piccola o grande che essa sia, in cui egli — o ella — vive, proprio in questa chiave, deve prestare un’attenzione particolare alle ricorrenze, che sono altrettante occasioni per riparlare di fatti, riaprire dibattiti, riconsiderare lo «stato dell’arte» della ricerca, acquisire nuove fonti e nuove prospettive di lettura, ma anche — e qui sta il ruolo «civile» dello storico — per rammentare comportamenti, buoni o meno, di generazioni passate, da riproporre o da cui mettere in guardia i contemporanei. E gli anni a venire sono una straordinaria opportunità per svolgere questo compito.
* * *
Vediamo allora di individuare almeno alcune di queste date più o meno fatidiche. Tralascio per brevità gli anniversari minori o uguali ai cento anni, quali, per esempio, la fondazione dell’Impero e lo scoppio della guerra civile spagnola (1936; ottant’anni quest’anno) o la morte di Gramsci (80° l’anno prossimo).
Incominciamo dall’anno corrente, in cui occupa in larga misura la scena ancora il primo conflitto mondiale. In questo 2016 ricorre infatti almeno il centenario di due importanti eventi legati alla Grande Guerra: il primo, di elevato valore simbolico, è la morte di Francesco Giuseppe (1830-1916), imperatore di Austria-Ungheria, e l’ascesa al trono, in piena guerra, del giovane pronipote Carlo (1887-1922), cattolico fervente, che san Giovanni Paolo II (1978-2005) — battezzato Karol proprio in ricordo del santo imperatore, nonché comandante in capo dell’esercito, in cui il padre del futuro papa era stato ufficiale — ha proclamato beato. Questo un evento presenta un carattere che trascende l’evento bellico e rimanda con maggiore pregnanza alla fine simbolica di un’istituzione, l’impero, dell’ultima vestigia cioè dell’Impero Sacro e Romano, dichiarato decaduto nel 1807, che di lì a due anni la rovinosa sconfitta della monarchia danubiana avrebbe sancito anche de facto. L’altro evento è, sempre nella guerra, la cosiddetta Strafexpedition, la «spedizione punitiva», che, fra il maggio e il giugno del 1916, l’esercito austroungarico condusse nella parte occidentale del fronte alpino contro l’esercito italiano, riportando uno scarso successo tattico, ma creando una grande impressione psicologica.
Tuttavia, queste due ricorrenze sono autentiche bazzècole in confronto a quanto sarà celebrato l’anno prossimo. Nel 2017 cadranno infatti
a) il centenario della Rivoluzione di Febbraio e di quella, assai più importante, di Ottobre in Russia;
b) il quinto centenario dell’inizio della Riforma protestante;
c) il centenario delle apparizioni di Fatima in Portogallo — che non sono solo un evento da annali religiosi, ma un insieme di pronostici storici di impressionante puntualità nell’avveramento; ancora ricorreranno
d) i trecento anni dalla pubblicazione delle Costituzioni della Massoneria; e e) il quinto dell’elezione a imperatore del Sacro Romano Impero di Carlo V di Asburgo (1500-1558).
f) Ancora nel 1917 sarà promulgata in Messico una costituzione federale dall’acre dettato anti-cattolico e anti-religioso, frutto della Rivoluzione Messicana, ma anche foriera del radicalizzarsi del processo rivoluzionario fino grave al conflitto del 1926-1929 fra governo e popolazione cattolica, nella cosiddetta «guerra dei cristeros».
g) Anche nell’arco delle ricorrenze legate alla Grande Guerra, si riparlerà — almeno da noi — della sconfitta italiana a opera degli austro-tedeschi nella battaglia di Caporetto (24 ottobre-4 novembre 1917),
h) mentre un rilievo più esteso avrà la dichiarazione di guerra degli Stati Uniti agl’Imperi Centrali (6 aprile alla Germania e 7 dicembre all’Austria-Ungheria) e il successivo sbarco in Europa di circa un milione di soldati a stelle e strisce, determinante per la vittoria alleata: un evento questo, il cui significato si lega non solo al conflitto mondiale, ma dice anche — e forse maggiore — riferimento, in termini simbolici, al tema, amplissimo e tutt’ora di enorme attualità, della finis Europae.
i) Da ultimo, sempre nella cornice del primo conflitto mondiale, ricorrono i cento anni dal famoso messaggio di Papa Benedetto XV (1914-1922) ai capi delle potenze belligeranti in cui si chiedeva di mettere fine a quella guerra che, ormai, nessuno di quelli che vi erano coinvolti dubitava più trattarsi di una «inutile strage». Proseguendo negli anni e diradandosi la matassa degli eventi di cui fare memoria — tanto per ragioni oggettive, quanto per difficoltà di individuarle ora —, il 2018 porterà con sé il centenario della vittoria anglo-franco-americana nel conflitto mondiale e della corrispondente sconfitta austro-tedesca, con la conseguente nascita degli Stati centro-europei: l’Ungheria, la Polonia, la Cecoslovacchia, la Jugoslavia. Un evento che sarà sancito nel 1919 — e quindi sarà un evento da ricordare nel 2019 — dal congresso noto come «di Versailles».
Ma non ci si fermerà qui. Sempre nel 2019 ricorreranno i cent’anni dalla fondazione dei Fasci di Combattimento e dalla nascita del Partito Popolare, come pure il centenario dell’inizio della guerra civile in Russia e, l’anno dopo, quello del «miracolo della Vistola», ovvero la sconfitta, fra il 13 e il 25 agosto 1920, dell’Armata Rossa — che voleva riportare la Polonia sotto il governo russo — a opera dell’esercito nazionale polacco comandato dal maresciallo Józef Klemens Pilsudski (1867-1935). E nel 2021 qualcuno celebrerà la nascita del Partito Comunista italiano, una realtà destinata a imprimere una profonda orma nella biografia nazionale.
Qui però mi fermo, ma mi riservo di riprendere e aggiornare il pro-memoria nel prossimo futuro.
* * *
Quelli che ho segnalato sono solo gli eventi maggiori e quelli che hanno per me — ma non solo, ovviamente — rilievo, cioè che dicono qualcosa nella prospettiva culturale in cui mi pongo: il che non esclude che ve ne siano altri, anche nella medesima prospettiva, che per il momento non vedo e non considero.
Se mi si permette, al termine di queste note, un inciso fra lo scherzoso e lo stupito, se osserviamo con attenzione le date menzionate, pare che la storia si muova con cadenze, certo enigmatiche e indecifrabili, ma apparentemente regolari: per esempio quattro grandi eventi di carattere rivoluzionario legati alla storia del mondo occidentale — Riforma luterana (1517), fondazione della massoneria (1717), apparizioni di Fatima (1917), Rivoluzione di Ottobre (1917) — hanno avuto una cadenza secolare e inizio nell’anno «17». Ma anche altri due eventi-chiave del medesimo processo storico — l’inizio della Rivoluzione «francese» e la rimozione del Muro di Berlino, con l’inizio della fine del regime sovietico — sembrano aver seguito una regola, anche se con cadenza secolare e ricorrenza nell’anno «89». Caso o «abitudinarietà» della Provvidenza? Chissà...
Dunque, nei mesi a venire vi sarà pane in abbondanza per i denti di chi scrive e di chi legge di storia. Noi, nel nostro piccolo, cercheremo di seguire e di onorare questa autentica cataratta di centenari, di ricorrenze «tri-», «quadri-» e «penta-secolari» con adeguati interventi. Esortiamo fin d’ora chi volesse proporre sue ricerche e sue riflessioni alle nostre pagine di non esitare a farlo.



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