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a cura dell’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identitŕ Nazionale



inserito il 23 luglio 2008

Il Feudalesimo



«C he cos’è dunque questo regime, che cos’è questo feudalesimo sul quale tante idee false si accaniscono ancora?
Innanzitutto è un regime nuovo. Succede in effetti al regime romano-germanico. Cambiamento, non rivoluzione. Cambiamento la cui causa fu l’impotenza degli ultimi Carolingi a difendere i popoli contro i barbari che li martirizzavano: Normanni, Ungari, Saraceni. Le popolazioni si sono allora raggruppate attorno a dei capi che si erano rivelati capaci di organizzare la resistenza. Così si formano il ducato dei Capetingi e il regno di Bosone, questa prefazione al secondo regno di Borgogna. Così si fortificarono e cercarono di rendersi indipendenti i ducati di Sassonia e di Baviera.
Il feudalesimo è poi una nuova organizzazione sociale.
Una organizzazione cristiana. Che si ispira a questo principio: un cristiano assicura a un altro cristiano la sua devozione, e questi gli garantisce la sua protezione. Questo è quanto viene detto legame feudale. Stabilisce dei rapporti da uomo a uomo, non da uomo a Stato, come il regime del Basso Impero. Stabilisce questi rapporti non in vista di un lavoro preciso, a rimunerazione fissa, ma in vista della sussistenza e della sicurezza. La garanzia di questo impegno reciproco sono le virtù cristiane di fede e di onore, con Dio come testimone.
È anche un’organizzazione famigliare. La sua base materiale non è affatto la proprietà personale ma il bene della famiglia. Questo bene famigliare è, salvo eccezioni, la terra. La terra è allora l’unica fonte di ricchezza ed è soprattutto un bene stabile. Scrive la [storica Régine] Pernoud nel suo Lumière du moyen âge [trad. it., Luce del Medioevo, Gribaudi, Milano 2002], un piccolo libro edito da Grasset nel 1944: «Questo bene famigliare, che si tratti di una terra servile o di un dominio signorile, resta sempre proprietà del lignaggio. È inattaccabile e inalienabile; i rovesci accidentali della famiglia non possono toccarla. Non si può strappargliela ed esso non ha affatto il diritto di venderla o di trafficarla. Quello che conta non è l’individuo ma il lignaggio».
Infine il feudalesimo è una organizzazione stratificata. Partendo dal servo ci si innalza al re e all’imperatore per gradi.
La fedeltà è il cemento di questo itinerario. Ma non si tratta più della fedeltà diretta che univa a Carlo Magno tutti gli uomini, tutti i cristiani del suo impero. Non ci si trova impegnati che nei confronti di chi è sotto di noi e non si è responsabili se non verso di lui. Questa concezione tutta militare riflette bene un tempo in cui la difesa si svolgeva localmente o regionalmente e si estendeva per gradi intorno al centro.
Il sistema ha questo inconveniente grave: se un signore, un dinasta rifiuta di obbedire al re o all’imperatore, ecco che s’instaura l’anarchia, e occorre far presto a spegnerla perché è contagiosa. Nella società feudale l’autorità non si concentra affatto in un capo unico e supremo: si spande invece al di sotto di questi, come dalla cipolla di un innaffiatoio.
Ogni regime perisce a causa dell’esagerazione del suo principio, ogni regime racchiude in sé il germe della propria dissoluzione. Ma ogni regime è in essenza un ordine in virtù della propria necessità. Il feudalesimo è la prova di tali assiomi. Uscita da un’anarchia prima di decomporsi in un’altra anarchia, il feudalesimo è stato un ordine e un ordine necessario. Quest’ordine aveva per fine la sicurezza innanzitutto, poi la stabilità. A loro volta, sicurezza e stabilità esigevano libertà e protezione, questi essendo la garanzia di quelli.
Non si tratta per nulla di libertà astratta — lo spirito di quest’epoca è troppo pratico per ciò — ma di libertà concrete. Libero è chi è capace di difendere il suo dominio e di proteggere quelli che vivono sotto il suo dominio. Ma, siccome egli stesso non è tuttavia sufficientemente forte per tenere fino alla fine, si è assicurato una protezione: la libertà senza la protezione è illusoria.
Ne risulta che il feudalesimo è un sistema di relazioni stabilite su degl’impegni reciproci: il foedus [patto]. Si dà feudalesimo quando ci si trova in presenza di tali impegni. Impegni dal basso verso l’alto, da protetto a protettore, impegni fra parenti o uguali, impegni che si espandono per gradi.
Ed ecco l’ultimo carattere della società feudale: è fatta di privilegi e di privilegiati. Ciò deriva in parte dal fatto che allora la vita privata prevale sulla vita pubblica, e questo dà al termine privilegio il suo senso primo: legge speciale data a un privato, il quale può essere non solo una persona ma un gruppo, un luogo, una corporazione. La legge privata è una garanzia di uno statuto o di una libertà. Se ci si prende la briga di guardarla da vicino si vedrà che sono gli elementi più deboli della società che si sono difesi contro la pressione dei più forti per mezzo dei privilegi che tendevano a dar loro la stessa forza dei più forti.
Nella società del Sacro Impero questi elementi deboli sono riusciti a organizzarsi con la maggior indipendenza. Così il Sacro Impero è diventato il mondo delle libertà».

Gonzague de Reynold
(1880-1970)

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