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a cura dell’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale |
MEMORANDA
Suicidio di Roma
E
ra tempo che il cristianesimo venisse a salvare ciò che ancora poteva essere salvato dell'antica civiltà. Il mondo antico affondava. In generale, nessuna civiltà viene distrutta dall’esterno senza essersi innanzi tutto essa stessa deteriorata, nessun impero viene conquistato dall’esterno senza essersi precedentemente autodistrutto. E una società, una civiltà non si distruggono con le loro proprie mani che quando hanno cessato di capire la loro ragione d'essere, quando la idea dominante intorno alla quale si erano dianzi organizzate ridiventa loro estranea. Tale fu il caso del mondo antico. Augusto, Orazio e Virgilio si presentano già a noi come archeologi che, con gran rinforzo di leggi e di poemi ufficiali, cercano laboriosamente di insegnare di nuovo ai romani il significato della romanità. Dopo la morte di Marco Aurelio l’antico civismo scompare definitivamente, annientato dal regime dei pronunciamientos. Lo stesso patriottismo italiano naufragò nel cosmopolitismo provinciale. Senza dubbio vi saranno ancora, e fino alla fine, magnifiche eccezioni, uomini per i quali la patria latina non sarà una espressione vana, un Giuliano, difensore di Strasburgo e vincitore degli alamanni, un Ammiano Marcellino, soldato senza paura, storico probo e autentico, un Claudiano, l’ultimo poeta-patriota, secondo noi più commovente di Virgilio perché canta la grandezza romana in piena battaglia, di fronte al germanico, alla vigilia della suprema invasione. Ma le loro voci furono mal ascoltate. Le Institutions [Histoire des institutions politiques de l’ancienne France, 1875, n. ed., 6 voll., Culture et Civilisation, Bruxelles 1964] di [Numa Denis] Fustel [de Coulanges (1830-1889)], La fin du monde antique [La Fin du monde antique et le début du Moyen Âge, Albin Michel, Parigi 1968] di F.[erdinand] Lot [1866-1952] ci ricordano che la romanità tendeva già, col suo proprio peso, verso il medioevo. Anche se l’ultima calata germanica, quella che finì per far saltare le difese dei limes, non si era prodotta, la società gallo-romana evolveva verso uno stato merovingio. Le classi sociali finivano per gerarchizzarsi e chiudersi. Il colonato si avviava verso la schiavitù. Il contante spariva; la spaventosa fiscalità del Basso Impero distruggeva il commercio, rovinava l’agricoltura, spingeva allo spopolamento. Di fronte alla crescente paralisi dell’ingranaggio amministrativo, le province, le città, le grandi proprietà stesse si organizzarono per vivere in economia chiusa. Analoga tendenza a degenerare sul terreno politico. Lo stato costantiniano, al tempo stesso onnipotente e importante, incaricato di tutto, soccombeva sotto il suo peso. Dal principato augusteo, l’istituzione imperiale si era trasformata in monarchia assoluta, divinizzata fin da Diocleziano, di diritto divino a partire da Costantino, comunque sulla copia del modello persiano.
René Grousset (1885-1952)
[Bilancio della storia, 1946, trad. it., n. ed., Jaca Book, Milano 1980, cap. I, Misura della civiltà, pp. 34-35; titolo originale] |
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