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a cura dell’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale





RECENSIONI



WIBKE BRUHNS, Il cospiratore, trad. it., Longanesi, Milano 2005, pp. 402.

 

I

titoli italiani, in particolare immagine, titolo e sottotitolo della sovraccoperta, fanno pensare immediatamente a un libro dedicato al complotto di militari tedeschi contro Hitler concretizzatosi nel fallito attentato del 20 luglio 1944, configurando nella vicenda del «cospiratore», tenente colonnello Hans Georg Klamroth quasi l’ennesima versione di un «destino tedesco». In realtà — e il titolo tedesco Meines Vaters Land. Geschichte einer deutschen Familie (La terra di mio padre. Storia di una famiglia tedesca) in questo senso è molto più appropriato e onesto —, prima di pagina 358 della vicenda il libro non parla. Descrive invece uno spaccato di vita familiare, la vita di una famiglia dell’alta borghesia prussiana — il volume è stato accostato, non a torto, a Buddenbrooks. Verfall einer Familie (I Buddenbrooks. Declino di una famiglia) di Thomas Mann —, quella dei Klamroth di Halberstadt, nei pressi di Berlino, proprietari di una piccola industria e di vari altri interessi sparsi qua e là in Germania e per il mondo — dalla vigilia della Grande Guerra alla fine tragica del secondo conflitto mondiale e all’occupazione sovietica. Più quindi che segnare un nuovo contributo a capire che cosa spinse alcuni membri dei vertici militari tedeschi, per lo più aristocratici, a cercare di liberarsi del tiranno e di concludere in maniera meno sanguinosa la guerra scatenata dal Terzo Reich, il volume offre molti dati per ricostruire la mentalità e la vita di una classe sociale e di quella parte della Germania artefice dell’unità nazionale e dell’Impero. E, a margine, testimonia come la generazione successiva a quella che visse il nazionalsocialismo vede e valuta i comportamenti e le scelte, gli usi e i valori della generazione precedente.

  L’autrice, Wibke Klamroth Bruhns, infatti, è una giornalista televisiva — negli anni 1960 membro dello staff elettorale del politico socialdemocratico Willy Brandt — la quale nel 1979 vede in TV un programma sull’attentato contro Hitler e scopre che fra coloro che furono accusati della cospirazione c’è anche suo padre Hans Georg, classe 1898. Lei lo sapeva: non lo riconosce, ma sa di somigliargli. Quelle immagini hanno su di lei un effetto devastante. Non perché evochino ricordi, ma proprio perché non li evocano. Del padre non sa nulla, nessuna memoria. Cerca di colmare questa lacuna enorme. Il risultato è questo libro, basato su diari dei genitori, libri di casa, registri delle spese, fotografie, ricordi e memorie dei Klamroth, soprattutto lettere scambiate fra i genitori Hans Georg — che curiosamente, ma forse spiegabilmente la Bruhns nomina sempre con la sigla «HG» — ed Else, fra HG e il padre Kurt, capo della famiglia fino agli anni della guerra, anch’egli ufficiale sia nel primo sia nel secondo conflitto mondiale, fra Kurt e la moglie Gertrud.

  L’intreccio delle varie vicende familiari, che la Bruhns, la quinta dei figli di HG e Else, interseca con i principali eventi politici che coinvolgono i membri della famiglia — e condisce con una densa serie di considerazioni personali — si dipana fitto e i fatti e le innumerevoli figure evocate vanno a comporre un ricco affresco di storia familiare, filtrato dalla sensibilità femminile e generazionale dell’autrice, combattuta fra da un lato la rivalsa verso il genitore che non ha conosciuto per le sue leggerezze e infedeltà alla madre e, dall’altro, l’amore ritrovato per una persona di cui ha ignorato la fine eroica.

  Schiatta di onesti commercianti protestanti della zona a sud di Berlino i Klamroth hanno accolto con gioia l’unificazione e la creazione di un impero fortemente condizionato, pur nelle mantenute autonomie dei principati, dall’identità prussiana. Non sono nobili ma cercano con assiduità una equiparazione di fatto agli junkers. Per questo Kurt si sforza di entrare nell’esercito, anche se ciò gli costa auto-finanziarsi per l’equipaggiamento e i cavalli. Riesce comunque a entrare a far parte di un prestigioso reggimento di cavalleria. Con questi combatte la guerra intrapresa dal suo paese, di cui condivide le ragioni — è convinto che una vittoria tedesca porterà la civiltà a nuovi popoli —, gli obiettivi imperiali, e gioisce sinceramente per le vittorie della prima fase. Non riesce a combattere sul fronte occidentale dove è più facile riportare onorificenze, ma su quello orientale in diverse aree del fronte e poi nelle retrovie e, ahimè, non nei reparti di prima linea ma nei corpi commissariato, brillante addetto alla logistica dell’armata imperiale. Anche il giovane Hans Georg, a partire dal tardo 1917, prende parte alla guerra sul fronte orientale come giovane alfiere di un reparto di dragoni. Egli invece combatterà prima nella zona baltica e poi in Ucraina. Ucciderà un soldato ubriaco, sosrpreso mentre saccheggiava una fattoria, mentre questi a sua volta minacciava di aggredire il giovane ufficiale. Il ricordo di quell’episodio peserà sempre dolorosamente nella memoria di Hans Georg, la cui vita morale riporterà un drammatico sbandamento.

  Smobilitati entrambi, padre e figlio, il primo tornerà al timone dell’impresa di famiglia, il secondo dopo un periodo di inattività — di orientamenti conservatori, sarà tentato di aderire ai corpi franchi che combattono il bolscevismo tedesco — tenterà la via dell’apprendistato commerciale non nell’azienda di famiglia ma presso altre imprese, nel nord della Germania. Se le gesta belliche sono per alcuni capitoli al centro della narrazione, ciò che accade nella grande tenuta dei Klamroth a Halberstadt, regno delle madri, dei piccoli, delle collaboratrici domestiche, così come le vicende sentimentali di Hans Georg trovano nel volume notevole spazio.

  Nel 1922 sposerà Else, anch’essa dell’alta borghesia, di padre mecklemburghese e di madre danese, che introdurrà Hans Georg alla cultura danese e, con il massimo compiacimento del marito, alla sua numerosa e allegra famiglia. Else, dal temperamento tendente alla depressione, prenderà le redini della casa di Halberstadt con perizia, ma il suo rapporto con Hans conoscerà alti e bassi, questi ultimi veramente inspiegabili in un contesto fortemente influenzato dalla religione protestante come quella dei Klamroth: i due non rifuggiranno dal tradimento del coniuge, dallo scambio di coppia e, Hans, dagli amori ancillari. Il legame si sfilaccerà e si concluderà alla fine con la rottura fra i due. Ciononostante Else darà a Georg cinque figli — più diversi aborti spontanei e due, anche qui in maniera difficilmente comprensibile, voluti —, due maschi e tre femmine, l’ultima delle quali, nata nel 1938, è Wibke.

  Il nazionalsocialismo viene accolto con entusiasmo un po’ da tutti i Klamroth — per un certo breve periodo Hans Georg indosserà l’uniforme delle SS — non tanto per le sue dottrine — per esempio i Klamroth non saranno mai anti-semiti ideologici — quanto per le prospettive di rivalsa e di rinascita che fino all’amara disillusione della sconfitta sembrano assicurare al popolo tedesco. Anche la nuova guerra vedrà di nuovo al fronte — e con calore — Hans Georg, che ben presto raggiungerà il comando supremo della Wehrmacht a berlino ed entrerà nei servizi di contro-spionaggio dell’esercito, sobbarcandosi con apparente freddezza anche compiti «sporchi», come l’interrogatorio di spie e prigionieri. Dalle lettere scambiate con Else emerge con quanto entusiasmo si creda, e fino a conflitto assai avanzato, nel destino di una Germania forte e conquistatrice. Anche i primo rovesci e poi l’incipiente catastrofe sono vissuti con disciplina e con abnegazione: Else, oltre ai figli, ai «nonni» Kurt e Gertrud Klamroth, al genero quando torna dal fronte, si troverà a ospitare nella sua casa — oggi divenuta un albergo — fino a diciannove persone, tra sfollati, privi di casa e militari. Inspiegabilmente, dopo una missione nella Danimarca occupata in cui Hans Georg si troverà costretto a usare dei propri legami familiari per gli scopi del Reich, Hans chiederà ad Else di liberarsi delle sue divise del periodo in cui era stato SS. Soprattutto a partire dalla disfatta di Stalingrado, che per lui sarebbe stata del tutto evitabile, Hans — che pure ha assistito, apparentemente senza batter ciglio, agli spaventosi massacri di ebrei e civili avvenuti nelle retrovie del fronte russo — inizia a dubitare delle doti di capo militare di Hitler e la sua sfiducia e il timore che il Führer sia divenuto inrealtà un opericolo e un ostacolo per il futuro della Germania si accrescono a misura che la situazione militare del Reich diviene sempre più difficile. Nella sua posizione di ufficiale in servizio di stato maggiore e di membro dei servizi segreti — uno dei primi tentativi di rovesciare Hitler era stato ideato e in parte messo in atto proprio dall’ammiraglio Wilhelm Canaris, responsabile dell’Abwehr — Klamroth finisce per entrare in contatto con il gruppo di ufficiali che attenterà al tiranno. Non si sa se fu solo un semplice contatto, forse addirittura fortuito, o se vi fosse stata una sua partecipazione voluta ai piani dei congiurati: sta di fatto che il 30 luglio 1944 la Gestapo lo arrestò. Hans Georg fu sottoposto a processo — uno dei processi condotti dall’accusatore di Stato nazista Roland Freisler, di cui ci sono rimasti filmati, che ne documentano la sfrenata rabbia ideologica — il 15 agosto e giustiziato il 26 agosto seguente. Anche il cugino, divenuto suo genero — aveva sposato nella perplessità Ursula Wibke, molto più giovane di lui — , Bernhard Klamroth, eroe di guerra ed egli pure ufficiale di stato maggiore, fu impiccato nel carcere berlinese di Plötzensee. Con la morte di Hans Georg la dinastia commerciale dei Klamroth finisce, nell’inverno 1945 la fabbrica viene distrutta da un bombardamento alleato, e, nonostante il patriarca Kurt e la moglie Gertrud vivano ancora per qualche tempo, la famiglia si disperde e il ricordo stesso della morte eroica di Hans Georg si appanna.

  Il volume, scritto con taglio giornalistico, è di scorrevole lettura e costituisce una fonte preziosa per comprendere il destino e lo stile di vita di una famiglia e di una parte della nazione tedesca attraverso decenni di drammatici cambiamenti e di drastiche sfide: più un libro di sociologia, in ultima analisi, che non una testimonianza o la spiegazione di come un destino tedesco, così come fu certamente il caso di altri cospiratori, dallo stesso colonnello Schrenk von Stauffenberg a Peter Yorck von Wartenburg e altri, sfoci — almeno così risultò ai diretti interessati, ossia ai servizi segreti nazisti del 1944 — in un tentato tirannicidio.

Oscar Sanguinetti
[18.7.2005]



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