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a cura dell’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale


inserito il 30 ottobre 2009



RECENSIONI


HARRY WU, Strage di innocenti. La politica del figlio unico in Cina, trad. it., Guerini&Associati, Milano 2009, 186 pp., € 21,50.


La Laogai Research Foundation denuncia la politica neopostcomunista del figlio unico, le complicità dell’ONU e gli aiuti di Obama


I comunisti mangiano i bimbi.
Ecco le prove dalla Cina rossa
(*)

di Marco Respinti


«Le donne in età fertile con un figlio devono sottoporsi all’inserimento chirurgico della spirale entro 2 mesi dal parto. Quelle che non lo faranno entro 4 mesi saranno sterilizzate senza eccezioni». Siamo in Cina, e questo è il comma A dell’art. 2 delle Direttive per migliorare la realizzazione degli obiettivi di pianificazione familiare, emesse il 1° gennaio 1996 dall’ufficio per la pianificazione familiare della città di Yonghe. È solo uno di molti documenti simili vigenti nella Cina neopostcomunista che celebra ora i sessant’anni di vita mostrando al mondo i muscoli militari; la Cina di oggi, impenitente e solo ristrutturata, straordinario e riuscito (unico al mondo) caso di perestrojka che paghiamo noi acquistando merce taroccata o cheap, frutto del lavoro schiavistico di migliaia di campi di detenzione forzata, finanziando le Olimpiadi e comperando organi umani espiantati dai cadaveri prodotti ogni anno da migliaia di esecuzioni capitali per ragioni politiche.

Eccone un altro: "In ottemperanza" […] città, municipi e unità di lavoro devono vigorosamente darsi da fare per fare pubblicità e diffondere le conoscenze di base dell’eugenetica, della ginecologia, dell’ostetricia e della pediatria". Eugenetica! E a parlare non è Adolf Hitler (1889-1945), grande fan di quella "scienza nuova" fondata da Sir Francis Galton (1822-1911), cugino di Charles Darwin (1809-1882), ma il punto 5 del capitolo III, dei Provvedimenti del Governo del popolo della contea di Wuqing in relazione alla completa applicazione delle norme del Muncipio di Tianjin (1991) sulla pianificazione familiare. E un altro: "Per migliorare la qualità delle statistiche della pianificazione familiare, per porre fine a rapporti artefatti o non consegnati, per assicurare l’autenticità dei dati statistici demografici, per ubbidire allo spirito di ricerca della verità, riportare la verità, dire la verità, per la crescita di tendenza positiva nei dati sulla sanità, per migliorare lo stile di lavoro in modo pratico ed efficiente, per migliorare le nostre attività di pianificazione familiare, basandoci sui dati delle nostre ricerche, abbiamo deciso di creare un sistema informativo remunerato con lo scopo di scoprire le omissioni e i dati nei rapporti di nascita, i primi matrimoni, le donne fertili fuori controllo ecc." (Avviso sulla creazione di un sistema di informazioni retribuite, Quanzhou, 1998). Assoldano spie.

Leggo tutto nel libro Strage di innocenti. La politica del figlio unico in Cina, prodotto dalla Laogai Research Foundation di Washington e la cui edizione italiana è stata curata da Francesca Romana Poleggi e da Antonello "Toni" Brandi, infaticabile presidente della sezione italiana della Fondazione. Che di suo è quella, benemerita, solerte, preziosissima, creata e diretta da Harry Wu, classe 1937, dissidente cinese che si è fatto la bellezza di diciannove anni in quei posti non proprio da sogno che sono i lager del comunismo asiatico, appunto i laogai.

I cinesi sono oggi un miliardo e 300 milioni. Troppi per il governo, che sembra avere imparato a memoria la lezione settecentesca del reverendo anglicano Thomas Robert Malthus (1766-1834) stando al quale la cara vecchia Terra non ce la farebbe a stare dietro a tutte le bocche da sfamare. O quasi. Nonostante i neomalthusiani, infatti, Malthus proponeva solo la paternità responsabile, ovvero l’astinenza; non certo la sterilizzazione di uomini e donne trattati alla stregua di bestie, l’aborto coatto o l’infanticidio. Peraltro, detto tra noi, Malthus, ha sbagliato alla grande ogni valutazione, come documentano studiosi di tutte le estrazioni, persino nelle austere aule della Banca Mondiale.

Evidentemente, però, in Cina queste sono sottigliezze. Tanto è vero che impera il rigido criterio politico dell’una e una sola creatura per famiglia: il resto in pattumiera. Letteralmente. Oltre al primogenito, infatti, anzi l’unicogenito, lo Stato-partito costringe le donne all’aborto; se però il nascituro è femmina — le donne sono ritenute di scarsissimo valore sociale —, scatta l’aborto eugenetico anche alla prima gravidanza. Qualora qualcuna sfuggisse, sarebbero dolori: arresti per le madri, i padri e i parenti, vessazioni, persino torture dove non di rado ci scappa il morto.

All’inizio, dopo aver fondato il 1° ottobre 1949 la comunistissima Repubblica Popolare Cinese, Mao Zedong si mise a predicare un "andate e moltiplicativi" funzionale alle strategie espansionistiche e produttive dell’epoca e per la necessità di ripianare i buchi demografici dovuti alle guerre civili e alle lotte interne con cui i rossi erano andati al potere. Per un po’ Mao s’ispirò all’Unione Sovietica staliniana che premiava le "madri patriottiche". Ma nel 1953 il censimento contò 600 milioni di abitanti, troppi da seguire, controllare, punire tutti. Nel mezzo mise lo zampino pure l’"economista" Ma Yinchu (1882-1982), che scrisse, lo fanno tutti, un libro, Il controllo della popolazione e la ricerca scientifica. Se qualcuno ha presente che cosa successe in URSS quando l’agronomo staliniano Trofim D. Lysenko (1898-1976) applicò l’evoluzionismo lamarckista alla coltivazione del grano, capisce bene cosa succede quando certa gente espettora la parola "scienza".

La ricreazione cinese finì nel 1964 quando il Partito Comunista cambiò rotta, creando la Commissione per la pianificazione familiare, presentata come un invito alla sorveglianza demografica volontaria. Solo che i cinesi non ascoltavano, e figliavano, e così a partire dal 1979 il controllo della popolazione è divenuto obbligatorio. Selvaggio, crudele, sommario. E vige ancora oggi, dal 2002 solo formalizzato, razionalizzato e normato con apposita legge.

Il libro della Laogai Foundation produce documenti a valanga. Dalle cellule locali di partito dipendono il bello e il cattivo tempo. Se un secondo figlio scappa alla programmazione, lo si finisce in fretta dopo il parto. L’unica eccezione sono certe zone rurali del Paese, dove alle coppie è consentito avere un secondogenito se il primo è nato, che scarogna, femmina… Quelli che scampano al boia diventano meninos de rua, il che alimenta il commercio dei bambini. Nel marzo del 2003, ventotto bimbe sono state rinvenute in autobus in viaggio dal Guagxi all’Anhui. "Le neonate erano drogate e rinchiuse dentro borse di nylon". Alla mal parata ci sono quei tuguri detti "orfanotrofi della morte" dove finiscono di preferenza le bimbe, sempre loro, e gli handicappati. E i feti dei bimbi abortiti? Scatenate l’immaginazione. C’è chi ne ha fatto business e chi cibo. Il cannibalismo dell’era maoista è oramai ampiamente documentato in diversi testi seri (non tradotti), e non solo per fame, ma pure per rito: mangiare i "nemici del popolo" è umiliarli e vincerli in eterno. Che però ciò avvenga ancora oggi, e a danno di bimbi, per di più abortiti, è raccapricciante. Shen Ming Feng e Li Hsih, della rivista Next di Hong Kong, nell’ottobre 2001 hanno descritto la cucina con erbe aromatiche di una bimba abortita al sesto mese. Un farmacista locale diceva però che di norma si mangiano feti di sette od otto mesi. Il libro della Laogai Foundation pubblica un ennesimo un documento, munito di timbro rosso e su carta intestata dell’Ospedale ostetrico e ginecologico di Nanjiing, un foglietto con su scritto: "Il presente buono non è in vendita. Vale una placenta. Scade il 13/12/1997". Cannibalismo legale. I lavoratori degli ospedali che hanno accesso alle placente spesso le mangiano. Dicono sia "cibo salutare ed energetico". Non perdetevi il settimo capitolo di Strage di innocenti, dove si racconta che l’United Nations Population Fund Agency, l’agenzia dell’Onu per la popolazione mondiale, appoggia, finanzia e tace, così come fanno gli Stati Uniti, anche se con George W. Bush jr. non accadeva, mentre con Bill Clinton prima e ora Barack Hussein Obama sì.

 

(*) Versione originale e completa dell’articolo pubblicato con il medesimo titolo ne il Giornale, 18-10-2009.

Marco Respinti




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